28 Marzo 2024

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Notaresco, Giuseppe Acquaviva d’Aragona personaggio di un affresco nel convento di Santa Maria di Propezzano

propezzano

Da una intuizione di Riccardo d'Eustachio, la presunta individuazione del volto di Monsignor Giuseppe Acquaviva d'Aragona tra i personaggi dipinti in un affresco del 1597 presente nel refettorio del convento di Santa Maria di Propezzano.

Il volto di Monsignor Giuseppe Acquaviva d'Aragona in un affresco del 1597 presso il convento di Santa Maria di Propezzano?

Questo quello che scrive Riccardo D'Eustacchio:
Nel refettorio del convento di Santa Maria di Propezzano sono presenti un ciclo di pitture murali con al centro una Crocifissione, datata 1597, come indica la data scritta alla base. Nelle lunette di sinistra sono raffigurate le varie fasi della leggenda del crognale, mentre a destra le scene della vita e della passione di Cristo. Non tutte le pitture delle lunette si possono collocare entro questo spazio temporale, ma sono da spostate leggermente indietro nel tempo. Particolare interesse riveste l'ultima cena, con spunti interessanti che ne collocano lo stile al pittore fiammingo Gaspar Hovic, trasferitosi a Bari alla fine del 500. Lo stesso artista realizzò nel 1608 una tela raffigurante l'Immacolata concezione per il Duca di Atri, Giosia Acquaviva, fratello di Monsignor Giuseppe, da destinarsi ad una chiesa di Acquaviva delle Fonti in Puglia.

Ma torniamo alla crocifissione che ha attirato la mia attenzione perché tra i personaggi si potrebbe celare l'identità di Monsignor Giuseppe Acquaviva D'Aragona.
Innanzitutto cerchiamo di leggere l'iconografia presente ai piedi della croce che è in posizione centrale nel dipinto e alle cui estremità superiori sono impressi il sole e la luna, elementi pagani censurati all'epoca, ma che sopravvissero nella iconografia dei dipinti.
Inginocchiata alla base troviamo la Maddalena quasi a disperarsi di fronte al corpo esamine del Cristo. Sul lato sinistro in primo piano c'è la Madonna Addolorata con le mani in segno di preghiera che viene sorretta da Giovanni, discepolo prediletto di Gesù, che con lo sguardo rivolto a sinistra sembra osservare i due personaggi con barba e turbante.
Sull'identità di queste due figure, forse la frase posta alla base dell'affresco, che si riferisce al sogno di Giacobbe in Genesi 28:18: “O quam metuendus est locus iste, vere non est hic aliud nisi domus dei et porta coeli ” (Quanto è terribile questo luogo, questa è proprio la casa di Dio questa è la porta del cielo), potrebbe farci pensare proprio a Giacobbe, anche per via della scala che si intravede alle spalle dei due personaggi, ma la sua presenza alla base della croce non trova riscontro in altre pitture.
Tuttavia io credo che i personaggi raffigurati a sinistra siano da identificare più plausibilmente con Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. La scala, in tal caso, è quella che di solito compare nelle scene con la schiodazione di Cristo dalla croce. Ai lati della crocifissione, in due finte nicchie dipinte, ci sono i Santi Francesco, che porge il modellino della chiesa, e Bernardino che addita l'ologramma. Queste due figure sono state dipinte più tardi rispetto la crocifissione molto probabilmente verso la metà del 600. L'ordine francescano fu introdotto a Propezzano da Ottavio Acquaviva, zio di Giuseppe, nel 1580.

Il ritratto di Don Giuseppe Acquaviva.
La raffigurazione di committenti o donatori nei dipinti è cosa nota, forse meno nota nei panni dei santi . Personaggi illustri si facevano dipingere anche nelle vesti dei santi famigliari, i così detti santi eponimi. Qui Giuseppe Acquaviva veste i panni di Giovanni, discepolo prediletto di Gesù, come sembra di poter supporre anche per il realistico volto, sicuramente il motivo di più alta qualità del dipinto. La sovrapposizione poi con il ritratto che oggi conosciamo, realizzato quando lui aveva 45 anni circa, è pressoché corrispondente: La folta capigliatura riccia, il naso, la bocca il mento. Nel 1597, anno della sua realizzazione, Giuseppe ha 18 anni, quindi coerente con i lineamenti raffigurati e si fregia già del titolo di Don come ci mostra un assenso regio sempre del 97, dove viene citato insieme al fratello Giosia che di lì a poco diventerà Duca di Atri.

In ultimo alla base del dipinto all' inizio alla frase biblica di Giacobbe è inserito un piccolo scudo con il leone rampante, arma della Casata Acquaviviana, che ne certificherebbe la committenza. Giuseppe Acquaviva fu molto legato a questi luoghi, scelse dove edificare un nuovo palazzo, vicino alla sua Propezzano dove fu sepolto il 14 marzo 1634. La sua tomba è un mistero ancora da svelare.

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