Pescara, scompare Giuseppe D’Amico testimone strage Sant’Agata di Gessopalena
Verso le 4 del mattino del 21 gennaio 1944 in contrada Sant’Agata di Gessopalena, militari dell’esercito tedesco in ritirata, trucidarono barbaramente 36 civili che avevano radunato in un casolare. L’eccidio disumano venne consumato lanciando bombe a mano all’interno del casolare e poi sterminando i pochi superstiti con raffiche di mitraglia. 22 donne, 14 uomini inermi persero la vita quella notte.
Sfuggirono alla strage 4 persone che riuscirono ad allontanarsi dal casolare prima che i tedeschi iniziassero l’immane carneficina ed altri 2 che miracolosamente resistettero al fuoco e alle bombe, i fratelli Nicoletta e Antonio Di Luzio, allora di 16 e 10 anni. È scomparso ieri a Gessopalena uno degli ultimi testimoni viventi della strage: Giuseppe D’Amico, di Torricella Peligna, all’epoca diciannovenne.
Sfollato a Gessopalena, la mattina del 21 gennaio si era allontanato con i familiari alla ricerca di cibo. In prossimità di Sant’Agata il gruppo era stato fermato da una pattuglia tedesca.
Perquisiti e piantonati per circa mezz’ora, mentre era in corso la strage, i quattro sono uniti al destino delle altre vittime da un tragico ordine di “kaput”.
Mentre indietreggiavano per essere fucilati sul posto, Giuseppe D’Amico si era buttato in a terra, rifugiandosi dietro un ulivo e mettendosi così rocambolescamente in salvo.
Perse il fratello, D’Amico Silvio, di 34 anni, sua moglie Di Paolo Angiolina e la sorella Maria D’Amico di 37 anni.
Giuseppe D’Amico aveva testimoniato la sua drammatica esperienza sia all’indomani della strage, contribuendo alla prima ricostruzione dei fatti eseguita dai carabinieri di Lanciano, sia nel corso degli anni.
I suo ricordi si trovano tra le testimonianze e documenti raccolti da Gino Melchiorre nel 1999 e poi ancora tra le interviste raccolte da Max Franceschelli nel 2009. “Tornai dai miei genitori – aveva raccontato – Appena giorno si vide il fumo di Sant’Agata: avevano incendiato tutto.
Ad una certa ora andammo a vedere i nostri morti.
Mio padre si fece fare tre casse da Peppe di Mastr’Annibale e li seppellimmo a Gesso”.
Il Presidente della Fondazione Brigata Maiella, Nicola Mattoscio e il vice Presidente, Mario Zulli, esprimono a nome proprio e di tutti gli organi il più sentito cordoglio per la scomparsa di uno degli ultimi testimoni della spietata strage nazifascista, di cui ricorrerà a breve il 77° Anniversario.