23 Aprile 2024

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Teramo, presidente provincia chiede messa in sicurezza sistema Gran Sasso

Messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso: quindici anni di incertezze, Di Bonaventura pone quattro questioni “ineludibili” anche alla luce dei rilievi avanzati dalla magistratura inquirente. “Sui cittadini i costi di un sistema inefficciente che lede gli interessi dei cittadini e anche della Ruzzo”.

In una nota inviata ai Ministeri competenti, all’Istituto di Fisica Nucleare, alle Regioni Abruzzo e Lazio, agli enti locali, al Ruzzo, a tutti gli organismi coinvolti rispetto al tema della sicurezza dell’acquifero e per conoscenza anche alla Procura della Repubblica, il presidente Diego Di Bonaventura solleva quattro questioni che ritiene “ineludibili” anche alla luce dei rilievi formalizzati dalla magistratura inquirente: “dopo oltre 15 anni di incertezza, ben due sequestri e situazioni inconcepibili che vengono reiterate non trovando le opportune soluzione abbiamo bisogno di risposte chiare”

Il Presidente chiede di sapere se nel Piano economico finanziario (PEF) per le Autostrade
A 24 e A25 (circa 3 miliardi di euro) siano previsti capitoli di spesa per la protezione degli acquedotti e dell’acquifero; se l’INFN ha prodotto il Piano per l’allontanamento delle sostanze pericolose; se il Governo ha previsto o prevede un intervento finanziario per la messa in sicurezza del laboratori e, infine, pone la questione dei  “100 litri d’acqua che vengono messi a scarico per evitare fonti di inquinamento: o si risolve o viene previsto un ristoro visto che il costo dell’acqua persa, oggi, finisce in bolletta e pagata dai cittadini”.

Secondo Di Bonaventura: “La documentazione elaborata grazie all’impegno della Procura, oltre a quanto già rappresentato dalle organizzazioni e dai movimenti di cittadini che da anni sono sul tema e che hanno segnalato le criticità del sistema, costituisce un altro passo avanti nella conoscenza del “sistema Gran Sasso” e dei suoi limiti strutturali e gestionali. La Provincia, storicamente impegnata in battaglie di salvaguardia di un patrimonio ineguagliabile segue con grande preoccupazione quanto sta accadendo: bisogna difenere gli interessi dei cittadini e del territorio e anche quelli della Ruzzo che finisce per essere parte lesa in un sistema dove non può determinare elementi fondamentali”

In sintesi gli aspetti sui quali si chiede una risposta (la nota integrale in allegato):

Piano Economico Finanziario delle Autostrade A24 e A25.
Il nuovo P.E.F. dovrebbe affrontare la questione della sicurezza del sistema Gran Sasso, anche sotto gli aspetti della protezione degli acquedotti e in generale dell’acquifero.
Ovviamente non tutte le opere necessarie alla messa in sicurezza possono essere inserite nel P.E.F. (ad esempio il sistema di tubazioni) ma molti lavori dovrebbero rientrarvi se per la messa in sicurezza è necessario intervenire sull’assetto strutturale autostradale.

Allontanamento delle sostanze pericolose e perimetrazione delle Aree di Salvaguardia per le acque destinati al consumo idropotabile.
Lo scorso 25 giugno la Regione Abruzzo nel tavolo tecnico sul Gran Sasso aveva chiesto all’INFN di produrre un piano con relativo cronoprogramma per l’allontanamento delle sostanze pericolose (1.292 tonnellate di trimetilbenzene in Borexino e 1.000 tonnellate di acqua ragia in LVD) che determinano l’assoggettamento alle previsioni del D.lgs.105/2015 (cd direttiva Seveso).
Inoltre anche l’inchiesta della Procura ha evidenziato l’incompatibilità di tali stoccaggi di sostanze con la sicurezza degli acquedotti e anche della stessa falda che, in caso di nuovo e più grave incidente, andrebbe a contaminare l’intero acquifero con ripercussioni per centinaia di migliaia di cittadini. D’altro lato le previsioni dell’Art.94 del D.lgs.152/2006 prevedeno l’allontanamento dei centri di pericolo (per i materiali amovibili) o la loro messa in sicurezza. Poiché è del tutto evidente che i materiali di cui sopra sono facilmente amovibili essendo liquidi stoccati in serbatoi che possono essere svuotati con l’allontanamento con cisterne è ineludibile il loro l’allontanamento. 

Stato dei finanziamenti per gli interventi su acquedotti e laboratori
A parte le previsioni del PEF, una parte delle somme per gli investimenti comunque necessari per la messa in sicurezza di acquedotti e laboratori deve essere reperita in sede statale, viste le competenze in materia.

La questione dei 100 litri/s persi
Ben 100 litri/secondo di acqua del Gran Sasso vengono messi “a scarico”, determinando grandi problemi di approvvigionamento e altri oneri per la Ruzzo Reti Spa costretta a ricorrere ad un costoso potabilizzatore che preleva dal fiume Vomano, con acque sicuramente di minore qualità rispetto a quelle sorgive. Situazione che sarebbe ancor più inaccettabile se si dovesse cercare altre fonti di approvvigionamento determinando potenziali danni ad un territorio protetto come quello del parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a parte le ovvie difficoltà normative derivanti dai vincoli di cui alla Legge 394/1991. Inaccettabile il fatto che tale situazione determinata da difetti strutturali e gestionali dell’INFN, ricada poi sulle tasche dei cittadini teramani per un servizio di qualità minore rispetto al potenziale offerto dal territorio. Su questo aspetto, strettamente connesso alla questione della presenza delle sostanze pericolose, deve essere data una risposta certa al territorio in termini di ripresa della captazione e di ristoro dei danni subiti.

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NB
Per chi volesse approfondire proponiamo qui di seguito la lettera integrale del presidente Di Bonaventura.

Messa in sicurezza del sistema Gran Sasso (Laboratori INFN, autostrade, acquedotti).

L’Amministrazione provinciale di Teramo, che storicamente ha sempre rappresentato un’istituzione fortemente impegnata per la tutela del Gran Sasso, a partire dalla vertenza sulla realizzazione del cosiddetto “Terzo Tunnel”, segue con grande preoccupazione gli ultimi accadimenti che hanno portato anche ad un ulteriore intervento della Procura della Repubblica di Teramo, dopo il primo sequestro dei Laboratori avvenuto nel 2003.

La documentazione elaborata grazie all’impegno della Procura, oltre a quanto già rappresentato dalle organizzazioni e dai movimenti di cittadini che da anni sono impegnati sul tema indicando da subito le criticità del sistema, costituisce un altro passo in avanti nella conoscenza del “sistema Gran Sasso” e dei suoi limiti strutturali e gestionali.

“Come Presidente della Provincia di Teramo voglio farmi portatore delle istanze di un intero territorio e dei suoi cittadini che, loro malgrado, sono stati oggetto delle gravi inadempienze e omissioni che hanno caratterizzato questa vicenda.

Ovviamente a noi amministratori tocca cercare di porre rimedio e dare risposte concrete, tenendo conto della grande complessità della situazione che deve vedere una leale collaborazione da parte di molteplici enti a tutti i livelli.

La Provincia di Teramo vuole contribuire a questo percorso che necessariamente deve fare chiarezza su diversi aspetti. Per ora poniamo tre questioni a mio avviso fondamentali per:

Piano Economico Finanziario delle Autostrade A24 e A25.
Apprendiamo dalla stampa che in questi giorni sarebbe in discussione il nuovo PEF delle autostrade A24 e A25. L’ammontare degli interventi è estremamente consistente, pari a oltre 3 miliardi di euro, di cui una gran parte di origine pubblica.
L’Amministrazione scrivente non conosce i contenuti progettuali della proposta di PEF che a nostro avviso avrebbe dovuto essere oggetto di una discussione pubblica trasparente, anche per eventuali osservazioni, in considerazione dell’impegno economico richiesto sia ai contribuenti sia ai cittadini fruitori dell’infrastruttura attraverso i pedaggi.   
In ogni caso voglio rappresentare che ill nuovo P.E.F. dovrebbe affrontare la questione della sicurezza del sistema Gran Sasso, anche sotto gli aspetti della protezione degli acquedotti e in generale dell’acquifero. 
Ovviamente non tutte le opere necessarie alla messa in sicurezza possono essere inserite nel P.E.F. (ad esempio, immagino il sistema di tubazioni) ma molti interventi devono a mio avviso rientrarvi se per la messa in sicurezza è necessario intervenire sull’assetto strutturale autostradale.
In questo senso credo sia ineludibile chiarire se tali aspetti sono stati adeguatamente affrontati nella proposta di P.E.F.

Allontanamento delle sostanze pericolose e perimetrazione delle Aree di Salvaguardia per le acque destinati al consumo idropotabile.
Lo scorso 25 giugno la Regione Abruzzo nel tavolo tecnico sul Gran Sasso aveva chiesto all’INFN di produrre un piano con relativo cronoprogramma per l’allontanamento delle sostanze pericolose (1.292 tonnellate di trimetilbenzene in Borexino e 1.000 tonnellate di acqua ragia in LVD) che determinano l’assoggettamento alle previsioni del D.lgs.105/2015 (cd direttiva Seveso).
Inoltre anche l’inchiesta della Procura ha evidenziato l’incompatibilità di tali stoccaggi di sostanze con la sicurezza degli acquedotti e anche della stessa falda che, in caso di nuovo e più grave incidente, andrebbe a contaminare l’intero acquifero con ripercussioni per centinaia di migliaia di cittadini.
D’altro lato le previsioni dell’Art.94 del D.lgs.152/2006 sono chiarissime prevedendo l’allontanamento dei centri di pericolo (per i materiali amovibili) o la loro messa in sicurezza.
Poiché è del tutto evidente che i materiali di cui sopra sono facilmente amovibili essendo liquidi stoccati in serbatoi che possono essere svuotati con l’allontanamento con cisterne è ineludibile il loro l’allontanamento. 
Tra l’altro ritengo che, al di là delle previsioni normative, non risponda al buon senso stoccare così grandi quantità di sostanze pericolose all’interno del principale acquifero del Centro Italia, in un momento in cui l’acqua diviene sempre più preziosa e scarsa sia per le contaminazioni per cui l’Abruzzo è assurto purtroppo agli onori delle cronache nazionali ed internazionali (con il 50% degli acquiferi già contaminato oltre i limiti di legge), anche per incidenti nei laboratori proprio con quelle sostanze, sia per la questione dei cambiamenti climatici.
Voglio far notare che l’acquedotto del Ruzzo spende un milione di euro in analisi in larga parte rese necessarie proprio per la presenza di queste sostanze. Come amministratore non posso che stigmatizzare il fatto che sia inconcepibile che i cittadini che subiscono questa situazione paghino con le bollette una condizione di insicurezza che fa capo ad altri soggetti.
Inoltre devo rilevare che da 12 anni non viene dato seguito agli obblighi normativi sulla perimetrazione delle aree di salvaguardia previste dall’Art.94 del D.lgs.152/2006. Tutti sappiamo, viste le conoscenze ormai acclarate sull’acquifero del Gran Sasso, che il limite dei 200 metri ormai è del tutto superato dai fatti ma ciò non ha ancora portato ad un riconoscimento normativo che, appunto, si attende da 12 anni.
Per questo ritengo ineludibile una risposta da parte dell’INFN e degli enti a vario titolo competenti in materia che dia certezze circa i tempi e le modalità di allontanamento delle sostanze pericolose, abbassando finalmente il principale rischio per l’acquifero.

Stato dei finanziamenti per gli interventi su acquedotti e laboratori
A parte le previsioni di cui al PEF discusse sopra, ovviamente una parte delle somme per gli investimenti comunque necessari per la messa in sicurezza di acquedotti e laboratori deve essere reperita in sede statale, viste le competenze in materia.
A tal proposito, quindi, vorremmo conoscere se e su quale capitolo di spesa sono stati previsti adeguati finanziamenti per gli interventi.

La questione dei 100 litri/s persi
Da tempo, prima con l’intervento della ASL e poi con quello ancora più incisivo della Procura che ha messo sotto sequestro i punti di captazione presso i laboratori, ben 100 litri/secondo di acqua del Gran Sasso vengono messi “a scarico”, determinando grandi problemi di approvvigionamento e altri oneri per la Ruzzo Reti Spa costretta a ricorrere ad un costoso potabilizzatore che preleva dal fiume Vomano, con acque sicuramente di minore qualità rispetto a quelle sorgive. Situazione che sarebbe ancor più inaccettabile se si dovesse cercare altre fonti di approvvigionamento determinando potenziali danni ad un territorio protetto come quello del parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a parte le ovvie difficoltà normative derivanti dai vincoli di cui alla Legge 394/1991.
Anche in questo caso devo esprimere il mio sconcerto per il fatto che tale situazione determinata da difetti strutturali e gestionali dell’INFN, ricada poi sulle tasche dei cittadini teramani per un servizio di qualità minore rispetto al potenziale offerto dal territorio.
Su questo aspetto, strettamente connesso alla questione della presenza delle sostanze pericolose, deve essere data una risposta certa al territorio in termini di ripresa della captazione e di ristoro dei danni subiti.

Rinnovo quindi la mia completa disponibilità e quella dell’Ente che rappresento, certo di rappresentare anche la volontà di tutti gli amministratori locali della mia provincia, a contribuire per dare risposte ai tanti cittadini e organizzazioni che quotidianamente mi chiedono aggiornamenti circa la situazione dell’acqua che bevono dopo oltre 15 anni di incertezza, ben due sequestri e situazioni inconcepibili che vengono reiterate non trovando le opportune soluzione.

Certo di un sollecito riscontro, colgo l’occasione per porgere i miei migliori saluti”.

IL PRESIDENTE
Diego Di Bonaventura

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