24 Aprile 2024

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L’Aquila, “addio alla metropolitana di superficie”

Ancora una volta ospitiamo vari e interessanti “mi sovvien”, veri e propri deja vu dedicati al capoluogo della regione la splendida  città di L'Aquila. Questa volta i ricordi del collega Emidio Di Carlo, sono corredati e arricchiti da immagini ricercate e inserite nell'articolo da Luciano Di Giulio, riguardano un sogno infranto per gli aquilani, stiamo parlando della metropolitana di superficie che da inizio 900 quando esisteva, invece di essere ampliata e rimodernata, sta scomparendo.

Lo stesso Di Carlo scrive “addio alla metropolitana di superficie”, da qui il titolo all'articolo che vi proponiamo.

Questa volta, per far meglio comprendere che l'interesse alla filovia aquilana è generale e non solo di un solo soggetto, il Di Carlo elenca minuziosamente, mentre ripercorre una storia lunga oltre 100 anni, nomi, cognomi, date di esponenti politici e riferimenti sui partiti che hanno governato ella regione Abruzzo.

Buona lettura.

C'era una volta la metropolitana di superficie….

In verità ce n'era stata un'altra.

Poi la nuova, è stata iniziata, ma è rimasta monca.

Ora si cancellano le tracce rimaste.

A questa decisione è giunta l'attuale amministrazione Comunale.

Il Sindaco Pierluigi Biondi, con il suo raggruppamento di “Destra”, non scherza.

Binari, fermate varie (anche quelle rialzate), pensiline, pali a bordo strada, cavi sospesi; praticamente ciò che resta a bella vista dei 3,2 km della metropolitana di superficie che fece brillare gli occhi al tempo della presentazione (nel 2002) da parte del suo ideatore-successore Biagio Tempesta deve essere estirpato.

Poco importa se l'amministrazione di ieri e quella odierna hanno lo stesso colore politico.

Mi sovvien…

Davanti alla sede del Banco di Napoli, lungo Corso Vittorio Emanuele, nei pressi dei Quattro Cantoni, veniva mostrata a giornalisti e ai cittadini il futuro della tranvia cittadina.

Una fiammante e moderna vettura veniva mostrata dal Sindaco.

Ingresso libero.

Biagio Tempesta pensava anche ad un terzo mandato; forse pensava di dover lasciare un segno tangibile della sua amministrazione.

Tanto che, nel 2003, faceva pubblicare, nella serie “I quaderni della Città dell'Aquila”, un nuovo quaderno, dai collaboratori (Simona Malavolta, Fabrizio Caporale, Gian Luca Fugaro) con titolo:“Auto e mezzi di trasporto nel corso degli anni” e “Come nacque il Parco del Castello”.

Nella presentazione scriveva: “Una serie di testimonianze ci permetterà di ripercorrere la storia dei mezzi di trasporto all'Aquila.

Dalle carrozze, al principio del secolo scorso, alle prime autovetture, usate da una classe dirigente che le sfoggia in raduno e gare sportive, passando per “piccoli eventi”, quali l'atterraggio di una mongolfiera o di un aereo, ancora gli inizi del Novecento si arriva al tram elettrico e ai primi autobus a rimorchio. 

Se seguirà l'evolversi dei mezzi pubblici di trasporto, fino alla moderna metropolitana di superficie”.

Grazie ai collezionisti delle cartoline postali illustrate, il notaio Domenico Trecco, Franco Capaldi (oltre ai Collezioni Camerini, Falli, Chiodi), oggi si può ‘rivedere' la filovia (con automobili fornite da una linea elettrica aerea) che collegava la Stazione Ferroviaria con Piazza Regina Margherita, fin dai primi anni del 1900.

Mi sovvien…

La filovia era apparsa in Germania.

Disponeva di un carrello trascinato per la presa di corrente;

venne usata all'Esposizione Mondiale di Parigi all'inizio del 1900 come servizio pubblico;

successivamente, soprattutto, in Francia.

 Si passò poi da un trolley di tipo tramviario ai carrelli automatici;

almeno fino alla prima Guerra Mondiale.

I primi impianti urbani in Italia, si ebbero in Siena, L'Aquila, Pescara e Spezia.

Nel trascorrere degli anni le filovie vennero meno per cause diverse, ma soprattutto per la difficoltà della presa di corrente e dello stato precario stradale.

La filovia aquilana si può constatare (anche intorno agli anni Trenta) dalle fotografie apparse nel volume “Quattro passi pe' ll'Aquila de ‘na ‘ote” del notaio Domenico Trecco, Fratelli Palombi Editore.

Nelle pagine del secondo quaderno edito dal Comune dell'Aquila, compaiono anche due foto della metropolitana di superficie.

Nella prima: le carrozze luccicano su un terreno pianeggiante, con tanto di prato verde e binari stradali a vista;

nella seconda: la carrozza motrice ‘che sfreccia' tra due alberi secolari.

Tra le carrozze della filovia del 1900 e quelle della metropolitana di superficie (successiva nel 2000) si può intuire una certa differenza.

Nella prima: le panchine di legno, come nei vagoni di “seconda classe”;

nella nuova tranvia: comode e belle poltrone in pelle.

Il progetto della “metropolitana” voleva riesumare, con nuova bellezza, l'antica filovia?

Sviluppava oltre 3 chilometri di binari, con pensiline, pali, file elettriche in alto, anche una stazione di comando posta al lato sottostante di un viadotto dell'A24.

Andare da Piazza Duomo al nuovo Ospedale sarebbe stata una corsa rapida per i cittadini, una gita turistica per i forestieri ai quali veniva offerto un tragitto con viste mozzafiato: palazzi del settecento, chiesa di antica fattura artistico-artigianale locale, la vista del Gran Sasso con il Corno Grande, magari qualche aquilana che si destreggiavano nel cielo, ecc..

Senonché il Diavolo ci mise lo zampino;‘confuse' le idee in qualche tratto del tracciato:

Via Roma presentava una strada stretta e molto ripida.

Si perse la bussola e … il tracciato non portò verso…

In ogni caso, ‘Roma' divenne un lontano miraggio.

Nel tempo a seguire: il progetto è stato messo in ombra, fino alla richiesta di risarcimento da parte dell'impresa vincitrice della gara facente capo all'imprenditore Eliseo Iannini.

Come vuole la regola dell'incompiuto, ora la palla passa alla sentenza del tribunale su quanto pendente.

In fondo non sono passati che appena diciotto anni. C'è sempre ‘pantalone' che, prima o poi, metterà mano alla borsa per mettere fino alla ‘sognata' metropolitana incompiuta.

Mi sovvien…

dalla filovia nel 1900, dall'inizio tempo della costruzione della metropolitana al 2021, il “savoirfaire” della classe politica non ha avuto limite.

Dal 1889 al 1896 l'Amministrazione comunale era appannaggio della “Sinistra Storica” (Sindaci: Panfilo Tedeschi, Franco Palitti, Mariano Iacobucci).

A seguire, dal 1896 al 1900, si dovette già fare ricordo ai “facenti funzioni (con Giambattista Mancini e Bonaventura Vicentini).

Nel 1900-1901 Berardino Marinucci, portò sulla scena il “Partito Repubblicano Italiano”.

La “Destra storica” ha poi regnato con Vincenzo Camerini, per un lungo periodo, in due legislature (1901-1910).

Berardino Marinucci si prese però la rivincita, con il P.R.I. (1910-1914). 

A Vincenzo Speranza, rappresentante della nuova ”Unione Liberare”, toccò successivamente una lunga parentesi amministrativa (1910-1924).

Poi si dovette ricorrere ai Commissari prefettizi: Gustavo Fara (1924-1925) e Francesco Ballero (1925-1926).

L'avvento del “Partito Nazionale Fascista”si ebbe, con regolari periodi amministrati: Adelchi Serena (1926-1934), Gianlorenzo Centi Colella (1934-1940), Vincenzo Di Nanna (1940-1943).

Qualcosa però bolliva in pentola se dal 1943 al 1944 si dovette far ricorso, per qualche mesa, ad altri due Commissari prefettizi: Vincenzo Speranza e Stanislao Pietrostefani.

Mi sovvien…

nel marzo del primo anno iniziarono i grandi scioperi nell'Italia settentrionale contro la guerra e il fascismo;

in luglio Mussolini venne arrestato lasciando il posto al Maresciallo Badoglio;

il 9 settembre nasceva il Comitato di Liberazione Nazionale;

il 12 settembre dei paracadutisti tedeschi liberavano Mussolini, prigioniero, sul Gran Sasso.

Dall'agosto 1944 a giugno 1945 ritornavano i “Liberali Italiani” (come “Partito”), ma per spiccioli di amministrazione: Luigi Vacca e Federico Fabrocini, sei mesi circa ciascuno.

A giugno del 1944, dopo l'arrivo degli alleati a Roma, si formava il primo governo guidato da Bonomi e nel quale si contavano i nomi di Croce, Togliatti, De Gasperi, Nenni.

In agosto i partigiani insorgevano a Parigi contro i nazisti;

il generale Charles De Gaule entrava a Parigi.

Tre grandi artisti dell'arte contemporanea morivano:

il russo Vasilij Kandinskij (“La spiritualità nell'Arte”, 1912);

l'olandese Piet Mondrian “Il benessere materiale e spirituale nel coloratissimo ‘nuovo mondo';

in “Boogie-woogie di Broadway”);

il norvegese Edvard Munch (“Il grido”spaventoso di fronte all'immensità della natura).

Nel campo dell'editoria: Renato Angiolillo fondava il quotidiano “Il Tempo”;

Palmiro Togliatti la rivista settimanale del PCI “Rinascita”;

a Parigi nasceva il quotidiano “Le monde”.

Il fiorito Partito Comunista anche a L'Aquila, otteneva il suo primo successo elettorale, nel giugno 1945, ma non durerà a lungo poiché l'eletto, Carlo Chiarizia (1945-1948), dovrà guidare una ‘coalizione', fino al maggio del 1948, comprendente PCI, PSI, Indipendenti.

Verrebbe a questo punto da chiedersi perché tanta memoria.

La risposta traspare dalla successione nell'amministrazione comunale, rileggendo dal tempo della filovia (inizi del 1900) alla nascita dell'incompiuta metropolitana di superficie in smantellamento nel 2021.

Mi sovvien…

La filovia, aquilana, cessava di operare negli anni Quaranta, sostituita dagli autobus.

In città entravano al Comune altri partiti (PRI, PSLI, PSDI);

sia pure con un carosello di Sindaci della Democrazia Cristiana, dal maggio 1948 al settembre 1975;  con presenze fino al 1993.

Veniva invece ridotta agli spiccioli l'elezione di Antonio Rainaldi del Partito Repubblicano Italiano (maggio 1950-luglio 1951);

più fortunato, giungeva Angelo Colagrande (luglio 1951-luglio 1956) del Partito Liberale Italiano.

Il valzer dei Sindaci eletti si aveva già dalla tornata elettorale nel 1946:

Carlo Chiarizia del PCI, fino al 194 e poi con PCI, PSI, Indipendenti, fino al 1948;

seguiva Cesare Di Palma della D.C. nella coalizione PLI, PRI, PSLI (1948-1950).

La prima personalità di spicco della Democrazia Cristiana si contava con Federico Trecco (1956-1961);  poi ve ne saranno solo per la “D.C.”:

Francesco Gaudieri 1961-1965;

con Tullio De Rubeis eletto e rieletto: nel 1966-1970, nel 1970-1975 (nella coalizione DC, PSI, PSDI, PRI), nel 1980-1985.

Dal 1961 la D.C. doveva accontentarsi di Sindaci momentanei: Amedeo Cervelli, febbraio 1961; Felice Natellis, febbraio-marzo 1961; Umberto Albano, 1965-1966; Giovanni De Santis, gennaio-aprile 1970; Luigi Iorio (Facente funzioni) aprile ottobre 1970; Romeo Ricciuti, dal 12 al 24 ottobre 1985.

Mi sovvien…

Le elezioni di Tullio De Rubeis calmavano gli animi bollenti in tutti i partiti.

Nella prima e nel terzo mandato (1966, 1980) l'elezione del Democristiano filava liscia.

Le qualità umane e il buon governo erano una garanzia.

Non fu comunque facile dover superare il difficile momento dei “Moti ‘71”, quando il Consiglio Regionale si espresse sulla sede del‘Capoluogo' d'Abruzzo.

Per giusta informazione: da settembre 1975 a luglio 1980 anche Ubaldo Lopardi, del Partito Socialista Democratico Italiano, guidava una coalizione in cui ritornava il PCI.

Ciò che accadeva dopo il 12 ottobre 1985, mostrava quanto effimeri fossero le designazioni dei Sindaci Democristiani.

A cominciare da Romeo Ricciuti che non fa in tempo ad insediarsi (12 ottobre 1985) per andare subito via (24 ottobre).

A seguire, nella coalizione DC, PSI, PSDI, PLI, PRI, altri 3 Sindaci con arrivi e partenze: Enzo Lombardi (ottobre 1985-1990; rieletto fino al gennaio 1992), Maria Luisa Baldoni (gennaio 1992-febbraio 1993). Giuseppe Placidi sarà l'ultimo Sindaco DC sulla scena (febbraio – ottobre 1993).

Il Commissario Prefettizio Vincenzo Palmerini, dopo sette mesi, il 26 giugno 1994, lasciava il Comune nelle mani di Antonio Carmine Centi del Partito Democratico della Sinistra.

Si entrava nella gestione del ‘Democratico' PCI, ma per il ‘potere', dovette allearsi con PDS, La Rete. Liste Civiche.

Nei cinque anni 4 (giugno 1984-giugno 1998) la città era divisa e insoddisfatta.

Tanto che Biagio Tempesta, le cui “opposizioni” si facevano sentire dallo scanno del Movimento Sociale Italiano nel Consiglio Regionale, ne ebbe buon gioco, passando alla nascente Forza Italia e con tutta la “Destra” dell'epoca, conquistava il Palazzo in due tempi: 1998-2002 (con FI, AN, CCD, CDU), 2002-2007 (con FI, UDC, AN, NPSI); per di più poteva contare su una cassaforte piena lasciata dal predecessore aspirante al secondo mandato nel Palazzo. Come già detto il sogno di Biagio Tempesta non si concretizzerà negli otto anni del suo governo.

Non veniva ultimata la linea ferroviario elettrica della metropolitana di superficie.

Il periodo successivo, con Massimo Cialente (2007-2012), con un Partito di Sinistra sorretta da dieci ‘alleati', riconsegnava il prestigioso Palazzo Margherita alla nuova Destra, con un Sindaco addirittura transitato da un paese dell'Aquilano, Pierluigi Biondi, Fratelli d'Italia (FI, Lega, FDI, UDC, Liste Civiche) eletto nel giugno 2017.

Povera Aquila!

Che male per dover subire iriottosi personaggi apparsi e scomparsi nel giro di pochi anni.

La nascita e la “perdita” della filovia prima, la rinascita e la fine della successiva metropolitana di superficie attestano la responsabilità dei partiti; ovvero: la mancanza di cultura e del buon governo in una storica e prestigiosa città.

E forse le sorprese non sono finite.

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