9 Dicembre 2024
Italia e Mondo

Mare Libero “Proroghe scadute delle concessioni balneari”

Dando riscontro alle diffide di Mare Libero rivolte ai comuni costieri che hanno prorogato le concessioni balneari, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deliberato i primi ricorsi ai TAR, Tribunali Amministrativi Regionali, contro i primi 21 comuni , precisamente di Chioggia in provincia di Venezia, di Carrara, di Cervia e del suo capoluogo Ravenna, di Misano Adriatico in provincia di , di Camaiore, Forte dei Marmi, Pietrasanta e Viareggio in Versilia (provincia di Lucca), di , di Fossacesia e in provincia di , di Grosseto, di Fiumicino in provincia di , di Formia e Gaeta in provincia di , di Camerota, Minori, Sapri e Pontecagnano Faiano in provincia di Salerno, e di Ginosa in provincia di Taranto.

Pur ricordando che le concessioni sono comunque scadute e che vanno considerate tali, l’Autorità ha deciso di non presentare ricorso ma di tenere sotto osservazione quei comuni che, pur prorogando, abbiano già indetto le gare.

Mare Libero non si stancherà mai di dirlo: “le concessioni balneari sono scadute, i giudici hanno stabilito che le proroghe vanno ignorate perché sono contrarie al diritto dell’Unione Europea. Quindi, quest’estate, a nessuno potrà essere impedito di piantare il proprio ombrellone o stendere il proprio asciugamano nelle spiagge che sono illegittimamente ancora occupate senza titolo dalle strutture di lidi e stabilimenti.
Anzi, ricordiamo che, come ha chiarito più il Consiglio di Stato, l’obbligo e quindi anche la responsabilità di disapplicare, cioè di ignorare, qualsiasi proroga, spetta a tutti gli organi e funzionari di Stato ed enti locali, che ne dovranno quindi rispondere personalmente in eventuali procedimenti giudiziari.
Il governo emetta subito il decreto per il riordino del demanio marittimo, prevedendo il 50% di spiagge libere in ogni comune e bandi che non riconoscano indennizzi né altri vantaggi ai concessionari uscenti, perché in questo modo si eluderebbe il principio di reale imparzialità delle gare, come già più volte sottolineato dalle autorità competenti”.

Riportiamo quello che si legge nel sito di Mare Libero a proposito di concessiini balneari.
“La sentenza del Consiglio di Stato n.3940 del 30 Aprile 2024 ha confermato, ancora una volta, dopo le molte altre sentenze della giustizia amministrativa di questi ultimi anni, a partire da quelle cosiddette “gemelle” del 9.11.2021, non solo la scadenza inderogabile delle concessioni demaniali marittime al 31.12.2023, con l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di disapplicare eventuali provvedimenti legislativi di proroga, ma ha ribadito che in Italia la risorsa “spiaggia” è oggettivamente scarsa e soprattutto esorta a dare immediatamente corso a procedure di gara, realmente concorrenziali, per riassegnare le concessioni.
La conseguenza pratica di tutto ciò è :

1) risultano privi di efficacia tutti quei provvedimenti di proroga che le amministrazioni comunali in massa avevano emanato alla fine di dicembre 2023 per garantire ai concessionari scaduti di poter continuare comunque a operare sulle spiagge anche nel 2024. Tradotto: le concessioni è come se non esistessero e con esse tutti i diritti che gli ex-concessionari vantavano su quelle spiagge.

2) ora quelle stesse spiagge sono tornate ad essere libere e chiunque può piantarvi un ombrellone o stendere un asciugamano, senza che nessuna autorità possa impedirlo.

Ovviamente, con la stagione balneare appena iniziata e gli stabilimenti pronti, si prospetta un caos difficilmente gestibile, la cui responsabilità va attribuita in toto ai governi, nessuno escluso, i quali dal 2010, anno in cui è stata recepita dell’Italia la famosa Direttiva Bolkestein, che, come noto, prevede procedure pubbliche, competitive e trasparenti per l’assegnazione delle concessioni, hanno invece sempre preferito rinviare la gare, prorogando quelle in essere dapprima fino al 2015, poi al 2020 e poi addirittura al 2033, quest’ultima fortunatamente annullata.
Le proroghe, va detto, sono frutto soprattutto della influenza che la categoria delle imprese balneari ha da sempre esercitato sulla politica, tanto che nel tavolo tecnico interministeriale istituito lo scorso anno dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per esaminare il dossier concessioni, sedevano a pieno titolo anche i rappresentanti di categoria delle imprese balneari, come se si trattasse di un affare privato tra esse e lo Stato e non della gestione di un bene pubblico. Scopo principale del tavolo: dimostrare l’indimostrabile, ovvero che le spiagge italiane sarebbero praticamente quasi tutte libere e che quindi si potrebbero rilasciare altre concessioni, queste sì con procedura competitiva, senza però toccare quelle già esistenti.
Il rapporto prodotto dal tavolo, con calcoli che includevano tra le spiagge anche le scogliere e i porti, è stato rispedito al mittente dalla Commissione Europea, che ha iniziato nel frattempo una procedura di infrazione contro l’Italia per inadempienza della Direttiva Bolkestein, con il rischio della conseguente salatissima multa.
Il Coordinamento Nazionale Mare Libero APS, dal 2019 impegnato sul tema (anche con una petizione al Parlamento Europeo), ha iniziato già dai primi giorni del 2024 a inviare diffide a quei comuni che avevano emanato delibere o altri atti di proroga, informando tutti gli Enti e le Amministrazioni pubbliche interessate, in primis l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato – AGCM.
L’AGCM, che per prima aveva rilevato già nel 2008 il contrasto delle norme italiane con la Direttiva Bolkestein, negli ultimi mesi ha intimato a sua volta ai Comuni di bandire le gare, impugnando in decine di casi i provvedimenti di proroga dinanzi ai TAR”.

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